La firma dell’accordo per il Distretto rurale castanicolo della Toscana rappresenta molto più di un atto amministrativo: è un segnale di speranza per interi territori che da secoli vivono in simbiosi con il castagno.
Per chi è cresciuto tra queste montagne, la castagna non è mai stata soltanto un frutto. È stata pane quotidiano, sostegno alla sopravvivenza, patrimonio culturale. I nostri nonni e le nostre nonne la consideravano un vero membro della famiglia: il castagno era la dispensa naturale che permetteva di affrontare gli inverni e di crescere i figli in tempi di scarsità.
Un patrimonio che rischia l’oblio
Oggi, purtroppo, molti castagneti sono in stato di abbandono. In Garfagnana, come in altre aree dell’Appennino, la potatura regolare è venuta meno e molte varietà storiche stanno scomparendo. I Marroni, le Carpinese, le Punticose, i Mazzangai, le Rossale, l’Isetin, le Pelosore, i Capannacci, i Canaletti, i Primaticci, le Silvane, le Biancone: nomi che raccontano la nostra identità, ma che rischiano di trasformarsi in semplici ricordi.
Eppure questi alberi sono custodi di biodiversità, scrigni di cultura e di paesaggio. Alcuni agricoltori e appassionati hanno continuato in silenzio a innestare e a preservare queste varietà, portando avanti un lavoro immenso senza clamore. Ma è evidente che questo non basta: serve un impegno collettivo.
Un progetto per il futuro
Se vogliamo davvero rilanciare la castanicoltura, occorrono interventi concreti:
- campagne di formazione per insegnare a riconoscere e a innestare le diverse varietà;
- progetti di recupero dei castagneti abbandonati;
- valorizzazione della Farina di Neccio DOP come leva economica e culturale;
- sostegno a chi sceglie di vivere e lavorare in montagna.
È proprio su questo punto che si innesta la proposta politica di Eros Tetti, candidato alle elezioni regionali: portare in Regione una strategia chiara di rilancio della castanicoltura. Non solo per mantenere vivo un pezzo della nostra storia, ma per costruire nuove filiere capaci di generare lavoro, proteggere i boschi e garantire la sicurezza idrogeologica del territorio.
Non aree marginali, ma cuore della Toscana
Spesso le zone montane vengono considerate periferiche o marginali. In realtà, qui batte il cuore autentico della Toscana: un cuore fatto di paesaggi vivi, di tradizioni che resistono, di comunità che continuano a prendersi cura del territorio.
Il castagno, dunque, non appartiene soltanto al passato. È il ponte verso il futuro. Ricostruire le filiere castanicole significa ridare dignità alla montagna, creare nuove opportunità per i giovani e consegnare alle generazioni che verranno un patrimonio non solo intatto, ma rafforzato.
🌰 Le castagne non sono un ricordo nostalgico: sono la chiave per immaginare un futuro diverso, radicato nelle nostre tradizioni e capace di parlare al domani.