Eros Tetti candidato AVS Firenze e Lucca

Il Cubo Nero e il Buco Nero a Firenze: il vero problema è la città del profitto

Cubo Nero a Firenze
La meraviglia dell’architettura e dell’arte fiorentina, unica al mondo, non è mai stata semplice estetica, ma manifestazione fisica di un mondo di valori, di spiritualità, di ricerca filosofica e politica. Dopo un Medioevo fertile di interconnessioni coi territori circostanti, essa ha dato vita all’Umanesimo e poi al Rinascimento: momenti alti in cui la città e il suo contado costruivano insieme una civiltà, espressione di una comunità che traeva dal proprio patrimonio territoriale la forza per generare opere senza eguali.
 
Quell’elevatezza culturale e spirituale, nutrita da relazioni organiche con i luoghi e con le comunità, ha dato vita ai gioielli che oggi il mondo intero riconosce a Firenze.
 
Oggi, invece, il cosiddetto “cubo nero”, apparso come un pugno nell’occhio (un Buco Nero) sul paesaggio fiorentino, come ho denunciato nelle settimane scorse, non fa scandalo solo per la chiara estraneità al contesto urbano. Fa clamore perché si manifesta come la forma visibile e innegabile di una politica che ha sostituito il profitto al bene comune, la rendita alla coscienza del valore del proprio luogo  per la vita dei fiorentini. È la materializzazione architettonica di un sistema che ha desertificato i territori, riducendo la città a merce e i suoi cittadini a comparse.
 
Questo accade da decenni, sia a destra sia a sinistra. Ma se per la destra la subordinazione al profitto è nel suo mandato, a sinistra la resa ai poteri forti suona come un tradimento ancora più grave. Non si tratta soltanto di estetica urbana: è la perdita di un rapporto vitale fra la comunità e il suo ambiente, fra la città e la sua bioregione.
 
Il “cubo nero”, anche se fosse regolare -ma il Magistrato dopo le denunce fra cui la mia ha aperto un fascicolo in merito e aspettiamo risposte- nei suoi iter autorizzativi, rappresenta la crisi culturale della società attuale, una politica commissariata sull’altare della visione denaro-centrica, che marginalizza i cittadini e cancella la possibilità di un’autentica democrazia territoriale. Se, risultassero poi delle irregolarità voglio comunicare che mi costituirò come parte civile nell'eventuale processo. 
 
Perché quando parlo di Politica del Buon Vivere, intendo esattamente il contrario: ricostruire un sistema di valori che ponga al centro la qualità della vita dei cittadini e la cura della città e suo territorio che appartengono alle persone che ci vivono. Sto lavorando, con il mio staff di professionisti collaboratori, che ringrazio, a progettare una Firenze e una Toscana non come vetrine per interessi lontani, ma come luoghi vissuti e amati dalle comunità che li abitano.
 
Gli investimenti stranieri sono i benvenuti, ma devono misurarsi con la nostra identità territoriale, con regole chiare e senza compromessi al ribasso. È benvenuto chi vorrà entrare con noi in un grande cantiere collettivo: quello della Toscana del Buon Vivere, fondata sull’autogoverno delle comunità locali, sulla relazione positiva fra natura e cultura umana, sulla coscienza che si parte dal proprio luogo per costruire ogni futuro possibile. Mettiamoci in contatto.

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