Eros Tetti candidato AVS Firenze e Lucca

Salviamo le apuane: storia, lotte e futuro delle nostre montagne

Salviamo le Alpi Apuane con Eros Tetti

Nel 2009 è nato il gruppo Salviamo le Apuane, da me fondato, in un momento in cui le Alpi Apuane erano strette in una vera e propria morsa. Una morsa pronta a trasformare questo straordinario patrimonio naturale in un bacino minerario da sfruttare senza limiti.

Mi resi conto della gravità della situazione quando lessi i progetti di mobilità previsti per le montagne: uno nell’Alta Versilia, il traforo del Monte Tambura e la messa in sicurezza della ferrovia di Minucciano e Casola, chiaramente finalizzata al trasporto merci. Mi dissi: “Stranissimo, nella nostra montagna non investono mai in infrastrutture utili ai cittadini, ma quando c’è da trasportare marmo e carbonato di calcio allora sì che si muovono!”. L’obiettivo era chiarissimo: radere al suolo le montagne per esportarne i materiali verso il mare.


Dalle prime proteste alla Rete dei Comitati

Da quel momento cominciò una lunga stagione di mobilitazione. Le prime proteste, le scritte giganti “SALVIAMO LE APUANE” sulle pareti di marmo, le petizioni e le manifestazioni aprirono un percorso che si intrecciò con la nascita della Rete dei Comitati per la Difesa del Territorio, fondata da Alberto Asor Rosa e arricchita dalla partecipazione di intellettuali come Alberto Magnaghi, Paolo Baldeschi, Anna Marson, Vezio De Lucia, Maria Rosa Vittadini e molti altri.

Fu un’esperienza meravigliosa accanto a menti brillanti, che portò a un risultato importante: la nomina di Anna Marson come assessore regionale. Con lei collaborammo alla prima stesura del Piano Paesaggistico Regionale, che prevedeva la progressiva chiusura delle cave dentro al Parco e un progetto di sviluppo alternativo, in grado di garantire nuove prospettive senza perdere posti di lavoro.


Il Piano Paesaggistico e i suoi limiti

Quel Piano, tuttavia, venne fortemente ridimensionato. Alcuni consiglieri del PD, con il maxiemendamento firmato da Ardelio Pellegrinotti, lo “sbranarono” in punti fondamentali. Arrivò comunque all’approvazione, seppure depotenziato, con un passo avanti importante: l’introduzione dei Piani Attuativi di Bacino Estrattivo (PABE) che fissavano confini più chiari alle aree di escavazione.


Le battaglie con il Parco e la chiusura di 8 cave

Negli anni successivi cercammo di mantenere vivo il coordinamento delle associazioni ambientaliste, realizzando anche un manifesto che ancora oggi rimane un riferimento. Nonostante le difficoltà, non mi arresi. Cominciammo a dialogare con il Parco delle Apuane, allora guidato dal Presidente Putamorsi.

Pur non essendo un ambientalista, Putamorsi comprese una verità semplice: molte cave producevano poco lavoro, quasi nullo, ma lasciavano dietro di sé disastri ambientali enormi. Da quel confronto nacque un Piano del Parco che chiudeva 8 delle cave più impattanti, tra cui quelle sulla parete nord del Pizzo d’Uccello e al Passo della Focolaccia.

Il piano fu approvato dalla Comunità di Parco, poi dalla Giunta regionale, ma quando arrivò in Consiglio regionale rimase – e ancora oggi rimane – fermo, inascoltato.


Perché oggi serve una svolta

La situazione delle Alpi Apuane è oggi più che mai delicata. Le montagne rischiano di essere ridotte a polvere in nome di un profitto immediato, mentre un intero territorio potrebbe vivere di un futuro diverso, fondato su turismo sostenibile, artigianato, filiere locali e tutela del paesaggio.

Anche per questo ho scelto di candidarmi: voglio portare a compimento l’approvazione del Piano del Parco delle Alpi Apuane. Non è solo una questione di chiusura delle cave più impattanti, ma di una visione di sviluppo alternativo che restituisca dignità e speranza a chi vive in queste terre e ama queste montagne.


Conclusione

Le Alpi Apuane non sono un bacino minerario. Sono un patrimonio unico al mondo, un intreccio di natura, storia e cultura che dobbiamo difendere per le generazioni future. La battaglia non è finita, ma la strada è chiara: salvare le Apuane significa salvare una parte fondamentale della Toscana e della nostra identità.

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