Risposta di Salviamo le Apuane al Sindaco di Minucciano

Gentile Sindaco Nicola Poli,

Salviamo le Apuane –guidato a persone che abitano tutti i giorni da sempre sulle Apuane, in Lunigiana e Garfagnana- vuole ringraziarla per la sua lettera che ci auguriamo apra una stagione di reciproco ascolto e di comunicazione fra sentimenti ed opinioni diverse che convivono nelle Apuane, nei loro paesi e fra la “nostra gente” (nostra e sua). Apprezziamo anche il suo sentire la sofferenza della nostra gente per un mancato sviluppo dopo una forzato esodo, dagli anni ’60, provocato dalle politiche nazionali che hanno distrutto completamente il lavoro, l’agricoltura, la pastorizia, lo stesso turismo, il commercio e i servizi vitali (ospedali, scuole, caserme, trasporti, cura dei luoghi, ecc.), creando condizioni di invivibilità in tante frazioni montane del nostro territorio.

C’è però, per noi, un errore di fondo nel ragionamento portato dalla lettera aperta che ha pubblicato.

L’errore, per noi, sta nelle due frasi che le riportiamo. La prima è: “gente che non accetta la centralità economica, sociale e culturale dell’attività estrattiva per la nostra comunità”. E la seconda è: “chi conosce la Garfagnana sa che ci sono concrete possibilità di sviluppo (…) ma che non ci sarà mai la possibilità di fare numeri tali da determinare un serio aumento dell’occupazione dedicata”.

In base a che cosa scrive queste due affermazioni perentorie?

Lei ben conosce la situazione economica del suo Comune e di quelli della Lunigiana e Garfagnana. In base a cosa può dire che i Comuni che hanno cave di mamo siano più ricchi e meno disperati degli altri? Lei stesso descrive una situazione grave del suo Comune e sa che il Governo Italiano ha inserito quasi tutti i Comuni della Garfagnana e Lunigiana nelle Aree Interne (Strategia Aree Interne) proprio in base ad indici statistici implacabili che mostrano un territorio in fase di declino finale, con la crescita di frazioni disabitate completamente, in uno stato di sottosviluppo endemico.

In base a quali dati può dirci che l’economia del marmo è così centrale e trainante da mostrare i Comuni con cave in controtendenza rispetto agli altri?

Lei ben conosce altrettanto la provincia di Massa Carrara, limitrofa alla sua, in cui la centralità del marmo è stata evidente nella storia del ‘900. Massa Carrara e Carrara, se ieri hanno goduto dell’estrazione del marmo, quando c’erano migliaia e migliaia di cavatori, oggi sono ricche di cave ma sono povere di economia. Massa Carrara è data, da statistiche, a livello di province del Sud, dove il sottosviluppo è noto e storico.

Eppure Massa Carrara è una delle realtà più servite di infrastrutture e ricche di ambiente e storia d’Italia. Non solo è servita da ben 4 autostrade (verso Genova e la Francia, verso Milano e l’Europa, verso Roma sul mare e verso Firenze nell’interno), da 2 porti (commerciali, turistico, militare), da 2 aeroporti vicini (Pisa e Genova) da una rete ferroviaria a raggera come le autostrade. Ben poche realtà europee (non metropoli) possono vantare un simile sistema di accesso e partenza che fa passere dalle Apuane milioni e milioni di persone ogni anno. 

Ma non basta. Massa Carrara (come Lucca) non solo è dotata di mare e montagne (ben poche province li hanno entrambi) ma, addirittura, di 2 tipi di mare (costa alta delle Cinque Terre e spiaggia tipo Versilia), 2 tipi di monte (Apuane ed Appennino), tutti i paesaggi fra monte e mare (collina, fondovalle, piana), con laghi, fiumi e valli in abbondanza. E’ dotata di un clima talmente diverso da favorire una biodiversità unica (come lo sono le Apuane) che produce ogni tipo di prodotto agricolo dall’alta montagna al pesce di mare (molti anche presidi Slow Food). 

Non parliamo poi della ricchezza storica. Ricordiamo solo che le uniche 2 grandi vie europee riconosciute dal Consiglio d’Europa, la Via Francigena e il Camino de Santiago de Compostela, si incontrano proprio a Luni, dove oggi è Carrara. 

Ma non basta ancora: in aggiunta a tutto questo patrimonio, Massa Carrara ha anche il marmo e il marmo che ha il marchio di “Marmo bianco di Carrara”, quello di Michelangelo.

Dunque, se è una terra è così ricca di risorse, territorio e suoi prodotti dovrebbe primeggiare fra le province d’Italia: e invece non è così, Massa Carrara è all’ultimo posto in Toscana e Carrara ha un debito straordinario.

Da qui, Sindaco Poli, parte Salviamo le Apuane, dal dire che l’economia del marmo –che noi chiamiamo, correttamente, “monocoltura” e non monocultura come altri- è stata centrale nel passato, non lo è più nel presente, non offre davvero alcuna prospettiva per il futuro dei nostri giovani. Ed è stato un errore madornale avere centrato tutti gli sforzi a rafforzare il marmo e non, ad esempio, il turismo: se lei va sulla litoranea Viareggio-Marina di Carrara vedrà il crollo di immagine, sintomo di povertà, del sistema balneare massese-carrarese rispetto a quelli di Forte dei Marmi, Pietrasanta, Lido di Camaiore e Viareggio.

Dunque la monocoltura del marmo la conosciamo bene, l’abbiamo sperimentata ed attivata in ogni sua forma ma ciò non ha determinato, oggi, lo sviluppo e la ricchezza del territorio. 

Lo stesso vale a Carrara come in Garfagnana.

 

E qui ci stupisce come lei possa scrivere con tante sicurezza che “mai” l’agricoltura, il turismo, insomma l’economia alternativa avrà “la possibilità di fare numeri tali da determinare un serio aumento dell’occupazione dedicata”.

Sulla base di che cosa lo dice? Quali dati ha a disposizione?

Non ne può avere perché MAI sono stati sperimentati (come per il marmo) né una seria politica di sviluppo agricolo, pastorale, forestale, turistico, commerciale, del benessere, termale, delle energie (le immense biomasse, ad esempio), dei servizi, della cultura, ecc. né una politica di incentivi per lo sviluppo di un ceto imprenditoriale garfagnino e lunigianese che avesse la stessa capacità degli imprenditori del marmo.

Non credo ci si debba dilungare troppo su questo: nonostante alcuni investimenti fatti e l’impegno di alcuni Sindaci, non c’è stata ancora un vera e seria sperimentazione delle economia alternative al marmo in Garfagnana e Lunigiana.

E dunque, sapendo:

  1. che il futuro, per esperienza, non si può affidare alla monocoltura del marmo e

  2. che le potenzialità della Lunigiana e Garfagnana apuane sono enormi e in grandissima parte non espresse e tutte da sperimentare, 

riteniamo che la via da seguire e sperimentare sia la n. 2.

Anche perché l’esperienza degli altri, in Toscana, ci dice che è una strada vincente. 

Nella “nostra” Toscana sono decine e decine i Comuni ben più ricchi di noi basandosi SOLO sull’agricoltura, il turismo, la cultura, i servizi, le energie, la manifattura sostenibile, ecc. La Toscana è leader nel mondo non grazie al marmo ma grazie all’agricoltura, la pastorizia, la cultura, il turismo, il benessere termale, le energie, ecc.

Per fare qualche esempio concreto, Lei ben sa che in terre come la Lunigiana e la Garfagnana non esiste una sola Agenzia Turistica che faccia incoming, promozione dall’esterno verso di noi. Lei sa che non esiste un sistema informativo territoriale. Lei sa che non esiste una strutturata rete di vendita del prodotto tipico. E si potrebbe continuare ma sono cose che lei sa meglio di noi, facendo da anni il Sindaco.

 

Pertanto, Sindaco Poli, vorremmo approfondire con lei il ragionamento. Soprattutto perché, come avrà letto, Salviamo le Apuane non propone solo la chiusura delle cave nei Comuni interni del Parco ma, a fronte di ciò, da una parte, lascia attiva l’asportazione dei ravaneti per liberare territorio incontaminato e, da un’altra, propone che solo a Carrara si scavi e che, invece, a Minucciano come altrove nella montagna, si lavori il marmo, senza scavare. Si propone, cioè, che si chiuda il museo del marmo e si riapra, modernizzandola, la Segheria di Gorfigliano. Si propone che si chiudano le cave nei Comuni interni ma, assieme, che il marmo, cavato a Carrara, lungo la ferrovia oggi rinforzata, arrivi, ad esempio, a Pieve San Lorenzo e a Piazza al Serchio e, da lì, giunga ai laboratori di Camporgiano ed a Gorfigliano dove avete realizzato le belle strutture dell’incubatore di imprese. 

La proposta è chiara: 1) l’escavazione solo a Carrara; 2) la lavorazione nei Comuni con cave chiuse. Ma si dovrà procedere – e ciò darà lavoro per qualche anno- anche a ripristinare l’ambiente apuano scavato in tanti decenni. Per consegnare il Pisanino, la Val Serenaia, la Focolaccia, l’Acqua Bianca, ecc. al turismo, all’agricoltura, alle biomasse, alla pastorizia, ecc. Ad un futuro diverso economicamente ed ambientalmente sostenibile. 

Su questo è chiamata in causa la Regione Toscana che non può lasciare vivo ed aperto in un suo territorio un contrasto fra persone che da molti anni va avanti: essa è chiamata a sedersi ad un tavolo in cui trovare la soluzione che garantisca il lavoro alla nostra gente e crei un altro destino per le Alpi Apuane. 

 

Salviamo le Apuane vuole fare come dice lei: le Apuane si salvano abitandole. E, dunque, ci mettiamo a sua disposizione per discutere e progettare un futuro per i nostri figli e nipoti che, sinceramente, non vediamo nel marmo ma nel seguire armonicamente la vocazione del territorio delle Alpi Apuane, come hanno fatto tanti Comuni ricchi toscani ed italiani.

Aspettiamo una sua risposta, dichiarandoci disponibili a discuterne con lei.

 

Un saluto cordiale, montanaro.

Salviamo le Apuane

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