Lucca, città dal passato al futuro, che dimentica il presente...

Il dibattito sul futuro di Lucca è acceso e vivace in questi giorni perché è necessario, innanzitutto, scongiurare il bando per la cessione della Manifattura Tabacchi previsto per il prossimo dicembre prossimo.
Tuttavia, se non uscirà la carta vincente dal mazzo, dubitiamo molto che ci se la farà. La carta vincente è una proposta di città futura che parta, innanzitutto, dalla presa d’atto coraggiosa e spietata che siamo al capezzale di Lucca, contagiata da una malattia mortale e senza scampo, se non ci sarà antidoto.
Ma ogni antidoto è efficace se si lega, se scaturisce dalla malattia, se la affronta battendo i virus specifici che la alimentano. Non solo, dunque, le ferite particolari e singole bensì l’intera malattia che uccide il malato.
Ecco, il dibattito sulla Manifattura somiglia a questo: si parla di un arto malato convinti che risanando quello, senza intervenire sul resto, si guarisca il corpo che è interamente contagiato. Lucca è ammalata e morente: tutta Lucca (quella vera, cioè quella nelle Mura).

Forse, una bella Analisi SWOT, seria e moderna, servirebbe. E l’Analisi SWOT direbbe che Lucca è la città più bella ed interessante della Toscana (che è tutto dire). Non Firenze, non Pisa, nemmeno Siena, meno che mai le altre competono con i loro piccoli e limitati “salotti buoni” con un città interamente storica, ultraricca di risorse intatte, un unicum, come Venezia (l’unico raffronto che si può fare). E ciò perché, qui le Mura e, là, il mare hanno impedito l’azione devastante dell’uomo (ahimé lo stesso che, oggi, si presenta col camice e lo stetoscopio). Solo qualche borgo piccolo –Volterra, San Gimignano, Monteriggioni- è simile ma non è una città.

Da qui si parte. E la discussione avrà senso se tratterà della Manifattura avendo in mano la mappa strategica completa della città futura –lasciamo perdere quella attuale- in cui l’edificio si inserisca organicamente in tutto il resto.
Altrimenti, la Manifattura sarà un edificio funzionante più o meno, come altri, ma in una città che muore.
Le proposte fatte, infatti, non sono davvero l’antidoto.
L’antidoto (se sarà azzeccato) è la decisione di cosa sarà Lucca, nel suo insieme. Quali settori economici saranno trainanti, quale identità culturale dovrà rappresentare l’immagine di Lucca nella competizione globale, quali scelte organizzative si metteranno in campo per almeno i prossimi 50/100 anni.
Solo a quel punto si potrà capire quale sia, nel disegno globale che avremo in mano, l’utilizzazione migliore della Manifattura come di ogni altro monumento, chiesa, palazzo, casa, strada, vicolo, fino al negozio o al ristorante singolo.
Si chiama pianificazione ed è l’ABC di chiunque voglia far qualcosa di buono. Naturalmente essa non può che partire dalla conoscenza della città di Lucca, che non appartiene solo ai Lucchesi.
Noi la abbiamo avanzata una proposta.
Lucca è città capitale, non è discutibile: ebbene chiediamo che sia Capitale Europea ed Italiana della Cultura e che sia riconosciuta come Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco (un progetto che giace da troppo tempo nel cassetto).
Lucca è stata centrale nel Medioevo in tutto in centro Italia, dal Ducato Longobardo fino almeno alla grande peste di metà ‘300. Ed è la centralità antica che rende “centrali” turisticamente le città. Roma è grande nel mondo non per quello che è oggi –una città abbandonata- ma per quello che è stata agli inizi della storia del mondo.
Se i re d’Inghilterra giuravano sul Volto Santo di Lucca, se quel Volto è l’anima di tante Chanson de Gestes europee, se Dante lo cita nella Commedia, se tutti i Principi in strada per Gerusalemme passavano da Lucca come da Tolosa per Santiago de Compostela, se nel feudo immenso di Matilde di Canossa (che avrebbe potuto unire tanti secoli prima l’Italia) si usava la moneta di Lucca, se le “autostrade medievali” che erano due, la Francigena e il Cammino di Santiago, si incrociavano più o meno a Lucca, se le tante Compagnie della Seta di Lucca finanziavano le corti di Francia ed Inghilterra, se le sete lucchesi erano ovunque in Europa e vestivano i papi e i re, vogliamo renderci conto di quale sia l’identità antica di Lucca? Quella grande, quella documentabile…non quella di Elisa Baciocchi. A Roma, si vestono da centurioni non da Marcello Mastroianni.
Una cittadella dell’estrema Galizia, ad occidente, chiamata Santiago de Compostela avrebbe potuto basare la sua importanza sulla cultura dell’arte contemporanea spagnola o sull’antichità di un Cammino, centrale nel Medioevo ma poi abbandonato nel tempo. Ha scelto quest’ultimo, che è la sua identità, senza provincialismi modernisti, ed oggi trionfa, la sua economia è vivace e fiorente pur essendo il luogo più decentrato d’Europa.
Che a Lucca non ci sia un solo itinerario del Volto Santo è un fatto emblematico: si è scelto altro ma la malattia non guarisce.

Tuttavia la nostra proposta che lavora sulla ricostruzione di una grande eredità –meritata nei secoli- basata sul connubio “centralità del Volto Santo/Monopolio della Seta” è legata ad una scelta strategica dell’oggi.
Quale centralità mondiale, infatti, deriverebbe dal legare –oggi- un’antica città che ha gestito –in forma monopolistica- la lavorazione della seta in tutta Europa con il progetto di costruzione di una Via della Seta che dalla Cina arriverà in Europa nei prossimi anni? Che legherà con quella che sarà la potenza mondiale più nuova del secolo? Che ne deriverebbe se un terminale della Via della Seta –magari quello turistico e culturale, dato che in Toscana siamo e la Toscana è prima al mondo nella cultura- fosse a Lucca? E se un Consolato od una Sede diplomatica cinese fosse nella Manifattura Tabacchi? E una sede universitaria Lucca/Pechino studiasse quali rapporti ci furono nel passato? Oppure insegnasse il “modello” dell’urbanistica medievale europea dato da Lucca? E creasse un asse gemellario fra le Mura di Lucca e la Grande Muraglia Cinese? E riaprisse all’Oriente una città che lo è stata per secoli? Anche ai fini della pace fra occidente ed oriente, così necessaria?

Questa ovviamente è una suggestione ed una proposta che avanzo per far capire il volo che dovrebbe avere la riflessione su Lucca, dobbiamo immediatamente congelare il dibattito sulla manifattura, mantenere buoni rapporti con Coima, Tagetik ed ogni privato interessato ad investire nella nostra città. Ma prima è opportuno aprire un percorso serio di riflessione cittadina, dove i lucchesi devono essere i protagonisti, pensando al futuro che vogliamo dare alla nostra città. Personalmente ritengo fuori tempo massimo anche le riflessioni pubblico/privato figlie dei pensieri unici del Novecento, serve oggi andare verso un’economia mista dove le istituzioni devono avere un ruolo di coordinatore tra il pubblico e privato cercando sempre quelle soluzioni che portano benefici a tutti sia ai cittadini che a chi investe.

Ecco cosa intendiamo per “antidoto”. Ed ecco quante occasioni di utilizzo della Manifattura.
Ma per ottenerlo bisogna volare alto, molto più alto…
Apriamo, dunque, un dibattito all’altezza della grandezza di Lucca.

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