Un progetto per il rilancio e la trasformazione del turismo a Firenze uscendo dal modello "Disneyland del Rinascimento"
Il mondo politico sovente è bravo nell’analisi dei guasti e delle malattie dei luoghi e dei territori ma balbetta quando si tratta di scrivere le ricette e le cure. Il Covid, applicato alla politica ci dice però che la gente vuole le ricette mediche, più che le analisi. Ciò vale per tutto, anche per la morsa di un turismo senz’anima che uccide la città d’Arte per eccellenza, Firenze.
Il turismo, tuttavia, non è un fatto materiale. Non si sceglie una località come si compra un etto di prosciutto o una bicicletta e cioè per qualità materiali delle merci. Il turismo è una sensazione, un’immagine che ci facciamo quando, da lontano, programmiamo una vacanza e, sovente, ciò è motivo di delusione o di sorpresa.
Il turismo è, però, anche un’offerta che sta nel mercato e che a quelle leggi risponde. E le leggi sono molto cambiate nel mercato. Nel secondo dopoguerra, la FIAT ‘500 non aveva bisogno di essere pubblicizzata: la gente desiderava l’automobile e c’era solo quella, di fatto, per cui si trattava solo di produrre quelle auto. Oggi, ancora si desidera l’auto ma l’offerta è talmente vasta che le case automobilistiche studiano i desideri degli acquirenti, per non deluderli e perdere vendite future. Chi studia e coglie i desideri della gente, vende.
Ora, se c’è una cosa sicura è l’insicurezza del mercato e ciò che ci appariva molto stabile è sempre più in discussione. La Versilia dava per scontato che la sua offerta balneare fosse eterna, così Pisa che la Torre restasse trainante del turismo all’infinito ma non è così e ciò evidenzia la negatività di ogni monocoltura, in agricoltura come nel marmo come nel turismo: se viene meno quell’attività, si è alla canna del gas.
Infine, la mobilità ed i servizi su cui la filosofia è chiara: ciò che va bene al cittadino va bene anche al turista.
Così, Firenze, a sua insaputa, in campo turistico, è di fronte non ad uno ma a due problemi seri. Il primo è l’asfissiante presenza di un turismo inconsapevole ed eterodiretto del mordi e fuggi, che va bene ai commercianti e operatori (meno dalla gente) perché fa reddito ma che crea e porta, in sé, il secondo problema e cioè l’esaurimento della spinta attrattiva della destinazione turistica Firenze (e ciò farà malissimo al commercio in pochi anni). Il passaparola di chi, venendo a Firenze, è stato sballottato di qua e di là, da un museo di corsa a una panineria con sottiletta e maionese (e non ribollita, fiorentina e Chianti) sarà inevitabilmente negativo e, prima o poi, ci sarà crisi.
Europa Verde ed Eros Tetti, così come invitano i versiliesi a liberarsi dalla monocoltura di un balneare vecchio, gli apuani dalla monocoltura del marmo addirittura antica, soprattutto per salvaguardare la risorsa (il mare, il marmo per l’arte) così propongono che Firenze inizi a salvaguardare sé come risorsa turistica, al fine di farla durare. E, dunque, va riqualificata l’offerta turistica di Firenze.
Che fare?
In primo luogo, la Regione, il Comune e le centrali turistiche devono aggiornare “come vedono, nella loro immaginazione, Firenze” i potenziali turisti, specie quelli dei nuovi mercati (del BRIC, Brasile, Russia, India, Cina ma anche Sudafrica, Canada, Australia, Nuova Zelanda, ecc.). La prima cosa è un’azione di conoscenza del mercato inviando in giro giovani delle Università che sono portatori di una conoscenza e familiarità tecnologica che già li unisce ai loro coetanei ovunque nel mondo.
In secondo luogo, abbiamo già chiaro che la gente è attratta da Firenze per la magnificenza dei monumenti, dell’arte e della città in sé ma la vera potenza di Firenze, all’apparenza già dispiegata, non la si è ancora proposta se non in parte. Roma è stata capitale culturale del mondo nell’antichità ma è Firenze la capitale culturale dal Medioevo a quando si costruisce il mondo nuovo. Che traccia abbiamo visibile e godibile turisticamente in Firenze di Dante, Boccaccio, Petrarca, Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Latini, ecc. ecc.? Nessuna, in fondo. Il cuore della cultura europea –che è diventata poi cultura del mondo- è Firenze ma Leonardo è stato celebrato in Francia e non a Firenze, qualche anno fa. Questa potenza culturale è, oggi, la nuova risorsa per rinnovare e rilanciare l’interesse per Firenze. Dunque va attivata una leva di studiosi, ancora assumendo giovani neolaureati, per recuperare i luoghi, gli spazi ma soprattutto, in modo del tutto innovativo, riportare, in video, audio, suggestioni immaginifiche, proiezioni cinematografiche e modernissima museografia diffusa ed all’aperto, nelle strade, piazze, vicoli, chiese, monumenti, case, ristoranti, alberghi, stazioni, autobus, scuole, ecc. (cioè dove la gente va) le figure di Dante, Boccaccio, Leonardo, Machiavelli, ecc. che parlano alla gente. Una città intera che interagisce, in modo virtuale, superando ogni barriera architettonica e sensoriale, tramite la tecnologia e lo smartphone di ognuno, con chiunque arriva a Firenze. Un grande progetto che chiamiamo “Buongiorno Dante”.
In terzo luogo, mettendo a frutto l’esistente cioè partendo dalla constatazione che Firenze ha oltre 50 Musei importanti, la cui gran parte né i fiorentini né i turisti conoscono e che sono, però, un costo per la comunità, si propone di rendere gratuiti i musei statali, comunali e comunque pubblici (anche in accordo con la Chiesa) della città secondo il modello di Londra al fine di aumentare fortemente il numero degli utenti e potenziare la conoscenza della città che, come è noto, rafforza la promozione verso la stessa. Ma, nel contempo, accresce anche la possibilità per gli operatori di ristorazione e ricettività di essere loro stessi informati ed informare i loro clienti.
In quarto luogo, bisogna riumanizzare il turismo. La proposta di Eros Tetti e Europa Verde è rilanciare il Buon Vivere Toscano. Che significa, per il turismo? Tutti noi, quando andiamo in una città o luogo diverso soffriamo della distanza nostra dalla vita comune di chi abita quei luoghi. Ci piacerebbe entrare nelle case, sederci a tavola, mangiare, bere, parlare, scherzare, partecipare a loro cerimonie e tradizioni. Ecco, nel loro DNA i Toscani hanno il Buon Vivere e cioè la tendenza al buon mangiare, il buon bere, lo stare in compagnia, all’aria aperta, burlare, godere del bello. Va attivato il Progetto “Buon Vivere Toscano” (che vale per tutta la Toscana) rilanciando le osterie, le fiaschetterie storiche, finanziando chi riattiva menù tradizionali e chi apre sull’esterno, rivedendo anche il traffico e la mobilità al fine di favorire questo ritorno alla Firenze burlona e arguta di 100 anni fa.
In quinto luogo va attivato un turismo di Quartiere, fiorentino, autentico. Il modello è quello del rapporto fra il Carnevale di Viareggio per il grande turismo e il Carnevale in Darsena per i viareggini. C’è bisogno di grandi eventi, e su questo Firenze è attrezzata, ma vanno affiancati ad una rete di “Feste di Quartiere” diffuse nella città e nel tempo. Parallelamente alla politica di costruzione dei Comitati assembleari delle Comunità di Quartiere vanno incentivate le feste in piazza nei quartieri al fine di rivitalizzarli ma, turisticamente, soprattutto per far emergere una Firenze autentica, non nota, dei fiorentini e non solo da Pontevecchio e Piazza Signoria. E’ necessario, tuttavia, attrezzare le piazze per l’energia elettrica e con strutture fisse o mobili (palchi ad esempio) e liberalizzare le feste, modificando radicalmente la burocrazia sia delle ASL (fatta salva l’igiene del cibo ma con grande semplicità per le strutture all’aperto) sia annullando del tutto i permessi SIAE per la musica in piazza e il ballo.
In sesto luogo, va sbloccato il turismo firencentrico. Per due motivi fondamentali.
Il primo è disgorgare le vie cittadine della città dando indicazione alle agenzie turistiche (prima fra tutte Toscana Promozione) di costruire pacchetti turistici in cui la visita a Firenze sia sempre abbinata alla visita nel territorio circostante, ricchissimo di bellezze; ciò evita il congestionamento e, dunque, il malessere dei cittadini e dei turisti e distribuisce ricchezza nel territorio.
Il secondo è attivare un turismo mercantile di filiera corta. Firenze deve tornare ad essere il mercato dei prodotti del suo contado (cioè della Toscana) e, come è noto, i mercati (si pensi alla Provenza) sono una grande attrattiva turistica. Dunque si incentivano i mercati contadini nella città che coinvolgano anche gli orti urbani e i piccolissimi coltivatori diretti.
Infine, per la durata di un anno dopo la fine del Covid, al fine di una semplice ma grande azione promozionale, si propone il lancio di una ampia campagna di riumanizzazione amichevole del turismo, oggi fredda e spigolosa attività pseudoindustriale. La Regione e sponsor del settore, si faranno carico di una spesa per offrire gratuitamente a tutti i turisti provenienti a Firenze, un caffè (o un mezzo bicchiere di vino toscano) dietro presentazione di una card che le agenzie turistiche diffonderanno. Un Progetto che si chiama “Firenze ti offre un caffè”.