La nave cargo Guang Rong, incagliata a poche centinaia di metri dalla costa di Marina di Massa, non è solo un incidente marittimo, ma il simbolo di un sistema che continua a ignorare gli avvertimenti della comunità ecologista e le richieste di un cambiamento reale. Il persistente odore di carburante avvertito dalla popolazione lascia temere il peggio: una fuoriuscita di idrocarburi nelle acque, con effetti devastanti sulla biodiversità marina, sulla pesca locale e sul turismo, pilastri dell’economia della costa apuana e versiliese.
Ma nel danno, arriva anche la beffa: la Guang Rong trasportava detriti di marmo caricati nel vicino porto di Marina di Carrara, scarti della distruzione delle Alpi Apuane. Sì, perché quelle scaglie di roccia che la nave avrebbe dovuto portare altrove sono ciò che resta di una montagna ridotta a materiale di scarto per un’industria che continua a operare senza considerare il costo ambientale e sociale delle proprie attività.
IL PARADOSSO DEL MARMO: PROFITTI PER POCHI, DANNI PER TUTTI
Questa nave incagliata è una perfetta allegoria del fallimento delle politiche ambientali e dello sviluppo insostenibile che noi ecologisti denunciamo da anni. La devastazione delle Alpi Apuane non è più un’economia redditizia, ma un sistema morente che porta profitti enormi solo a poche persone, mentre per la collettività lascia disoccupazione, degrado ambientale, inquinamento dei fiumi e del mare e un territorio sempre più fragile dal punto di vista idrogeologico.
Eppure, mentre la nave cargo rompe il pontile di Marina di Massa – uno dei pochi elementi di attrazione turistica locale, il carico che trasporta rischia di inquinare il mare, un’altra risorsa essenziale per l’economia della zona. Un doppio danno economico e ambientale che dovrebbe far riflettere chi ancora difende questo modello di sviluppo.
QUANDO LA POLITICA È CIECA DI FRONTE ALLA REALTÀ
Se l’inquinamento dell’acqua che beviamo e dell’aria che respiriamo sembra interessare a pochi, mettiamola allora su un piano più "concreto": ha senso continuare a sostenere un settore che crea più danni che benefici?
Dov’è il vantaggio economico in una filiera che impiega sempre meno persone, mentre mette in ginocchio interi comparti produttivi come il turismo e l’agricoltura? Dov’è il futuro per un territorio che continua a essere sfruttato senza visione, senza prospettiva, senza alcuna strategia di riconversione?
Questo incidente è l’ennesimo segnale d’allarme che non possiamo più ignorare. Se non interessa la tutela dell’ambiente, spero almeno che qualcuno riesca a fare il collegamento con la realtà economica: continuare così significa autodistruggersi.
UNO SVILUPPO ALTERNATIVO È POSSIBILE, ORA TOCCA ALLA POLITICA ASCOLTARE
Per anni ci siamo sentiti dire che le nostre proposte per uno sviluppo alternativo erano utopie ecologiste. Eppure oggi, più che mai, è chiaro che ripensare l’economia del territorio non è un’ideologia, ma una necessità concreta e urgente.
Se vogliamo un futuro per le Alpi Apuane, dal mare ai monti, e per la loro gente, dobbiamo abbandonare il vecchio paradigma dello sfruttamento intensivo e aprire la strada a un’economia che valorizzi il territorio, senza distruggerlo. Un’economia fatta di turismo sostenibile, agricoltura di qualità, innovazione e piccole imprese locali e il marmo solo per arte e artigianato di altissima qualità..
Questa nave incagliata è un’immagine potente: un sistema che si è arenato, che non va più avanti, che deve essere abbandonato prima che faccia danni irreversibili. La domanda è: la politica saprà finalmente capirlo? Noi siamo qui, pronti a dimostrare che un altro futuro è possibile.